martes, 22 de mayo de 2018

Aprendizaje colaborativo_Bergamo_grupo B

La semana pasada estuve haciendo una visita docente en la Università degli Studi di Bergamo. Una de las sesiones era un taller, una clase práctica en la asignatura de Laboratorio ordinamentale di didattica II  de la profesora Cristina Casaschi en la que pusimos en acción la técnica denominada PUZZLE con un grupo de estudiantes de segundo año de Scienze della Formazione Primaria en la que trabajaron el artículo COMUNITÀ VIRTUALI PER L’APPRENDIMENTO E NUOVE TENCOLOGIE de Stefania Manca – Luigi Sarti.
Este segundo trabajo corresponde al grupo compuesto por, Lavoro eseguito da


LABORATORIO DI DIDATTICA II - LAVORO DI GRUPPO
 Metodologia Jigsaw

BRAGAGLIO VERONICA
MORESCHI NICOLE
PELLEGRINI ILARIA
PEZZOTTI GRETA
ROSSONI MARIA ELENA

INTRODUZIONE
Il saggio “Comunità virtuali per l’apprendimento e nuove tecnologie” considera nella sua parte introduttiva , due prospettive di apprendimento decisamente e assolutamente contrapposte. Da un lato si disquisisce sul cosiddetto modello tradizionale, incentrato in maniera fondamentale sulla trasmissione dei saperi ai discenti ad opera dell'insegnante. In questo caso l'apprendimento risulta essere raggiunto se e solo se è possibile quantificare in maniera oggettiva e universale le conoscenze in questione.
Si contrappone al paradigma tradizionale un approccio che negli ultimi tempi si sta evolvendo sempre più, imponendosi nel panorama educativo. Questo, dà forte rilevanza alle cosiddette comunità di apprendimento. In questo contesto, l'apprendimento non si attua come una mera trasmissione di saperi, bensì si sviluppa in modo situato e del tutto attivo. Il suddetto approccio di matrice costruttivista, sottolinea l'importanza dell'efficacia di un apprendimento di gruppo, nel quale il supporto dei partecipanti interviene nella zona di sviluppo prossimale del singolo.
Vengono presentate diverse Comunità di apprendimento, tra cui le “Communities of Learners”, le “Knowledge Building communities”, le “Learning communities” e le “Communities of inquiry”. A partire dall’approccio costruttivista si sono innestati anche gli sviluppi tecnologici degli ultimi anni. Recentemente infatti sono nate le Computer Supported Collaborative Learning, da intendersi come meccanismi di superamento dell'ottica tradizionale d'insegnamento hic et nunc, tipico dello spazio classe. Le CSCL promuovono la proliferazione di molteplici contesti culturali e sociali variopinti ai quali ancorare il processo di apprendimento.
Un’ulteriore innovazione consiste nella Comunità di pratica, che attraverso la reificazione e la partecipazione dei membri del gruppo, enfatizza il processo dialogico nelle dinamiche di apprendimento.
Comunità virtuali per l’apprendimento e comunità di pratica
Le comunità di pratica hanno alcune caratteristiche fondamentali: in particolare, esse sono basate sulla condivisione, da parte di tutti i membri della comunità, di un’idea da portare avanti, un obiettivo comune. Per fare ciò, non è indispensabile che i componenti del gruppo condividano lo stesso spazio, anzi, possono anche essere lontani fisicamente e avvalersi dunque di un supporto telematico. La principale peculiarità di questo tipo di comunità è però racchiusa nell’attributo “di pratica”: infatti in questa comunità il fare non è fine a se stesso, ma si autentica in corso d’opera, nella situazione spazio - temporale in cui si fa qualcosa. La dimensione dell’“essere situato”, quindi, è molto forte e sentita, poichè contribuisce alla riuscita della richiesta iniziale. Molto spesso questo fare ha come esiti prodotti concreti e tangibili, mentre altre volte no; però, sempre, i prodotti della comunità di pratica hanno un rimando semantico condiviso dalla società.
Nella comunità di pratica assumono una posizione di rilevanza i problemi, veri e concreti, utili per comprendere come le richieste sono calate nella vita, per riuscire a risolverle completamente. La risoluzione nasce dalla combinazione di abilità e conoscenze, al fine di applicare, consolidare e implementare le competenze. Questo perchè le conoscenze, nella comprensione pratica diventano significative attraverso il fare.
Oltre a sviluppare nuove competenze, la comunità di pratica contribuisce a sviluppare l’identità di sè, l’identità: i membri della comunità, divenendo sempre più esperti circa il compito preposto al gruppo, diventano sempre più consapevoli di sè, fino a maturare globalmente. La messa in condivisione del proprio patrimonio culturale porta a un arricchimento circolare: io condivido ciò che so e apprendo quello che gli altri desiderano mettere in comune. Non esiste più nulla che è solo proprio. Inoltre in questo modo i neofiti alla comunità di pratica, se inizialmente non sono abituati a questa modalità di lavoro, a poco a poco diventano sempre più esperti: da una posizione marginale assumono importanza fino a diventare elementi centrali della comunità, secondo una direzione centripeta.
In sintesi, la comunità di pratica è utile in diverse situazioni, funzionali per condividere e per imparare a sfruttare ciò che gli altri possiedono; unica pecca è la difficoltà di progettare nel momento in cui si adoperi una rete, a causa della lontananza fisica.
Le esigenze che emergono e le funzioni che le possono soddisfare
La comunità virtuale vive grazie ai servizi della piattaforma telematica. Il ruolo della tecnologia per l’efficacia della comunità, intesa come contesto di apprendimento, definisce i flussi comunicativi e le modalità di produzione. Questa però, pensata a supporto delle attività, è diversa dalla tecnologia collaborativa perché la prima fa da supporto per le interazioni e gli cambi comunicativi ma non “orienta” le attività, mentre la seconda è finalizzata alla creazione di nuovi modi comuni di vedere, agire e conoscere.
Le esigenze per la comunità virtuale sono divise per categorie: la prima è quella della comunicazione. Un sistema di supporto dovrebbe rendere disponibile uno spazio dinamico di discussione e cooperazione strutturabile a più livelli per argomenti, fasi progettuali, obiettivi educativi, ecc. La piattaforma di comunicazione dovrebbe poter ospitare approcci basati sulla produzione cooperativa di elaborati, il che richiede a sua volta una stretta integrazione con la base di conoscenza che costituisce la memoria relativamente stabile della comunità. Devono essere garantite diverse modalità di comunicazione, che possono essere basate sia su testo asincrono (bulletinboard) sia sincrono (chat), su audio (audio - conferecing), video (desktop conferencing, video conferenza), grafica computerizzata (MOO/MUD). Le possibilità di comunicare devono consentire di connotare diversamente i vari sotto - ambienti di discussione a seconda dei diversi obiettivi che in essi vengono perseguiti, per potere diversificare sia gli aspetti funzionali e organizzativi, che di conseguenza quelli di presentazione e interfaccia. Ci deve essere la possibilità di avere un help desk che fornisca ai partecipanti supporto sia sui temi tecnologici che sugli aspetti comunicativi. Ci sono poi alcune funzionalità non indispensabili ma molto utili come la consapevolezza della presenza altrui su internet e possibilità di Instan Messaging. Per esempio, nello scrivere il messaggio il partecipante può indicare se si tratta di una domanda, affermazione o info di servizio, oppure può rileggere ed evidenziare le frasi salienti o ancora registrare e ritrasmettere e sessioni sincrone.
La seconda tipologia di esigenza riguarda la produzione, in cui si includono le modalità con cui un gruppo collaborativo, attraverso un insieme di strumenti, arriva a creare un prodotto. Per perseguire questo fine occorrono degli spazi di produzione cooperativa sincrona (lavagna condivisa), il controllo versioni e sincronizzazione accessi, strumenti per la pianificazione e la gestione dei progetti (calendari con attività), oltre che di supporto. È sicuramente imprescindibile essere connessi a Internet e disporre di strumenti per la gestione dell’attenzione, per avere notifiche in tempo reale.
La terza tipologia, quella della memoria, esemplifica la necessità di mantenere un sistema che possa gestire la memoria di gruppo, condividendo esperienze, storie, procedure e strumenti. Questo repositorio, costituito dai documenti prodotti dalle attività della comunità e integrato con materiali esterni, deve essere in grado di riorganizzarsi per accogliere contributi successivi: vanno quindi garantiti tutti quegli elementi utili a ciò.
Infine serve una FAQ, se adeguatamente organizzata e aggiornata, può rivelarsi un concentrato di competenze che aiutano il neofita e consente agli esperti di non rispondere continuamente alle medesime domande.
Un’ulteriore esigenza richiede che lo spazio di comunicazione e il repositorio siano in stretta relazione, per permettere un facile rimando a un documento citato o commentato, e integrati in modo soddisfacente.
I ruoli e l’identita’
Il sistema di ruoli, all’interno della comunità virtuale, vuole garantire l’equilibrio e l’integrazione reciproca della dimensione informativa e di quella partecipativa, sostenendo al contempo diversi livelli di expertise e “prospettive” individuali e collettive.
Poiché è altresì fondamentale in una comunità la valorizzazione delle identità dei suoi membri e il loro senso di appartenenza, percepito nella definizione del loro ruolo, è necessario disporre di un sistema di esplicitazione e mantenimento dei profili dei partecipanti che offra servizi quali who’s who (una scheda di presentazione di sé, corredata di fotografia, che descrive il profilo professionale o scolastico e le caratteristiche personali). Questo repertorio di profili dovrebbe essere integrato con l’ambiente di gestione della comunicazione e della documentazione in modo che si possa risalire immediatamente al profilo dell’autore di un messaggio o di un documento.
Un altro servizio è costituito dal controllo dell’accesso dei partecipanti alle aree di comunicazione, memoria e produzione e si lega ai diritti di accesso: questi ultimi devono essere conferiti dall’amministratore a ciascun membro o a sottogruppi e possono variare nel tempo rispetto all’evoluzione del ruolo di ogni partecipante.
Il sistema di gestione dell’identità può inoltre permettere che nel profilo dei partecipanti possa essere segnato il grado di autorevolezza, che può essere proporzionale al successo di ogni partecipante nel sostegno delle dinamiche dell’apprendimento collaborativo.
Il monitoraggio e la valutazione
Il monitoraggio e la valutazione individuali e collettivi dei processi cooperativi nella costruzione di nuova conoscenza sono elementi importanti per chi si occupa di comunità virtuali.
Infatti, i prodotti e le performance dei singoli hanno senso solo se sono situati nel contesto delle pratiche di apprendimento e se la valutazione ha carattere progressivo e analizza, in modo costante e continuo, il processo di apprendimento. Rispetto alla responsabilizzazione e ai momenti riconosciuti come essenziali per la costruzione del proprio apprendimento, si sottolinea anche l’importanza della valutazione tra pari e dell’autovalutazione.
Secondo quest’ottica, il sistema dovrebbe fornire sia agli amministratori che ai partecipanti strumenti per determinare la partecipazione attiva rispetto agli accessi al sistema, alla produzione, alla lettura e alla risposta dei messaggi, ecc. In questo contesto esistono due prospettive: la prima ricostruisce le attività di un partecipante, tenendolo fisso mentre la seconda mantiene l’attenzione su di un processo, rilevando come i partecipanti abbiano interagito e cooperato in esso sia quantitativamente che qualitativamente.
Altri servizi che dovrebbero essere fruibili sono i meccanismi per la valutazione tra pari e per la somministrazione di questionari e di raccolta e rilevazione automatica delle risposte per ricavare il gradimento e la percezione che i partecipanti hanno dell’evoluzione della comunità.
Un ulteriore servizio è costituito infine dalla gestione dei diari di bordo, documenti condivisi, che permettono di registrare gli indicatori percepiti come importanti dalla comunità.
Considerazioni conclusive
Al termine di quest’analisi delle esigenze e delle funzionalità connesse alle comunità virtuali, possiamo trarre alcune conclusioni.
Da un punto di vista metodologico, rispetto ad un paradigma di didattica trasmissiva, che privilegia l’interazione studente-docente, dovrebbe essere preferito un modello costruttivista, dove il fuoco sia posto prevalentemente sul rapporto collaborativo tra pari, e l’apprendimento individuale non sia solo migliorato dalla partecipazione ad un gruppo, ma sia il gruppo stesso ad imparare, poiché ogni membro del gruppo offra opportunità di arricchimento a tutti i membri. Per quanto riguarda gli strumenti relativi alla didattica, il computer non deve essere utilizzato unicamente per la sola presentazione automatizzata di informazioni fattuali, ma dovrebbe consentire la collaborazione e la costruzione della conoscenza, che non potrebbero aver luogo senza mezzi di comunicazione in rete. Il computer infatti, può, oltre che gestire la complessità delle discussioni molti-a-molti, offrendo la possibilità di configurarle secondo prospettive multiple, superare i limiti della memoria umana a breve termine attraverso il supporto fornito dal testo scritto nella generazione e condivisione di documenti. Da un punto di vista più operativo, un aspetto significativo è costituito dai requisiti di flessibilità della piattaforma telematica, da cui ne deriva l’esigenza di disporre di ambienti il più possibile flessibili e configurabili, che consentano attività e modalità di interazione ed apprendimento basate su approcci educativi differenziati. Sarebbe cioè utile poter pianificare le attività secondo modelli precostituiti e tuttavia non “cablati” e immodificabili nel sistema.
Concludendo, possiamo affermare che il settore delle comunità virtuali per l’apprendimento richiede ancora molto lavoro di ricerca in campo teorico, metodologico, pedagogico e tecnologico.
 

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