La semana pasada estuve haciendo una visita docente en la Università
degli Studi di Bergamo. Una de las sesiones era un taller, una clase
práctica en la asignatura de
Laboratorio ordinamentale di didattica II de la profesora
Cristina Casaschi en
la que pusimos en acción la técnica denominada PUZZLE con un grupo de
estudiantes de segundo año de Scienze della Formazione Primaria en la
que trabajaron el artículo
COMUNITÀ VIRTUALI PER L’APPRENDIMENTO E NUOVE TENCOLOGIE de Stefania Manca – Luigi Sarti.
Este segundo trabajo corresponde al grupo compuesto por, Lavoro eseguito da
LABORATORIO
DI DIDATTICA II - LAVORO DI GRUPPO
Metodologia Jigsaw
BRAGAGLIO VERONICA
MORESCHI NICOLE
PELLEGRINI ILARIA
PEZZOTTI GRETA
ROSSONI MARIA ELENA
INTRODUZIONE
Il
saggio “Comunità virtuali per l’apprendimento e nuove tecnologie” considera
nella sua parte introduttiva , due prospettive di apprendimento decisamente e
assolutamente contrapposte. Da un lato si disquisisce sul cosiddetto modello
tradizionale, incentrato in maniera fondamentale sulla trasmissione dei saperi
ai discenti ad opera dell'insegnante. In questo caso l'apprendimento risulta
essere raggiunto se e solo se è possibile quantificare in maniera oggettiva e
universale le conoscenze in questione.
Si contrappone al
paradigma tradizionale un approccio che negli ultimi tempi si sta evolvendo
sempre più, imponendosi nel panorama educativo. Questo, dà forte rilevanza alle
cosiddette comunità di apprendimento. In questo contesto, l'apprendimento non
si attua come una mera trasmissione di saperi, bensì si sviluppa in modo
situato e del tutto attivo. Il suddetto approccio di matrice costruttivista,
sottolinea l'importanza dell'efficacia di un apprendimento di gruppo, nel quale
il supporto dei partecipanti interviene nella zona di sviluppo prossimale del
singolo.
Vengono presentate diverse Comunità di apprendimento,
tra cui le “Communities of Learners”, le “Knowledge
Building communities”, le “Learning communities” e le “Communities of inquiry”.
A partire dall’approccio costruttivista si sono innestati anche gli
sviluppi tecnologici degli ultimi anni. Recentemente infatti sono nate le Computer Supported Collaborative Learning,
da intendersi come meccanismi di superamento dell'ottica tradizionale
d'insegnamento hic et nunc, tipico
dello spazio classe. Le CSCL promuovono la proliferazione di molteplici
contesti culturali e sociali variopinti ai quali ancorare il processo di
apprendimento.
Un’ulteriore innovazione consiste nella Comunità di
pratica, che attraverso la reificazione e la partecipazione dei membri del
gruppo, enfatizza il processo dialogico nelle dinamiche di apprendimento.
Comunità
virtuali per l’apprendimento e comunità di pratica
Le comunità di
pratica hanno alcune caratteristiche fondamentali: in particolare, esse sono
basate sulla condivisione, da parte di tutti i membri della comunità, di
un’idea da portare avanti, un obiettivo comune. Per fare ciò, non è
indispensabile che i componenti del gruppo condividano lo stesso spazio, anzi,
possono anche essere lontani fisicamente e avvalersi dunque di un supporto
telematico. La principale peculiarità di questo tipo di comunità è però
racchiusa nell’attributo “di pratica”: infatti in questa comunità il fare non è
fine a se stesso, ma si autentica in corso d’opera, nella situazione spazio -
temporale in cui si fa qualcosa. La dimensione dell’“essere situato”, quindi, è
molto forte e sentita, poichè contribuisce alla riuscita della richiesta
iniziale. Molto spesso questo fare ha come esiti prodotti concreti e tangibili,
mentre altre volte no; però, sempre, i prodotti della comunità di pratica hanno
un rimando semantico condiviso dalla società.
Nella comunità di
pratica assumono una posizione di rilevanza i problemi, veri e concreti, utili
per comprendere come le richieste sono calate nella vita, per riuscire a
risolverle completamente. La risoluzione nasce dalla combinazione di abilità e
conoscenze, al fine di applicare, consolidare e implementare le competenze.
Questo perchè le conoscenze, nella comprensione pratica diventano significative
attraverso il fare.
Oltre a sviluppare
nuove competenze, la comunità di pratica contribuisce a sviluppare l’identità
di sè, l’identità: i membri della comunità, divenendo sempre più esperti circa
il compito preposto al gruppo, diventano sempre più consapevoli di sè, fino a
maturare globalmente. La messa in condivisione del proprio patrimonio culturale
porta a un arricchimento circolare: io condivido ciò che so e apprendo quello
che gli altri desiderano mettere in comune. Non esiste più nulla che è solo
proprio. Inoltre in questo modo i neofiti alla comunità di pratica, se
inizialmente non sono abituati a questa modalità di lavoro, a poco a poco
diventano sempre più esperti: da una posizione marginale assumono importanza fino
a diventare elementi centrali della comunità, secondo una direzione centripeta.
In sintesi, la comunità di pratica è utile in diverse
situazioni, funzionali per condividere e per imparare a sfruttare ciò che gli
altri possiedono; unica pecca è la difficoltà di progettare nel momento in cui
si adoperi una rete, a causa della lontananza fisica.
Le
esigenze che emergono e le funzioni che le possono soddisfare
La comunità
virtuale vive grazie ai servizi della piattaforma telematica. Il ruolo della
tecnologia per l’efficacia della comunità, intesa come contesto di
apprendimento, definisce i flussi comunicativi e le modalità di produzione. Questa
però, pensata a supporto delle attività, è diversa dalla tecnologia
collaborativa perché la prima fa da supporto per le
interazioni e gli cambi comunicativi ma non “orienta” le attività, mentre la
seconda è finalizzata alla creazione di nuovi modi comuni di vedere, agire e
conoscere.
Le esigenze per la
comunità virtuale sono divise per categorie: la prima è quella della
comunicazione. Un sistema di supporto dovrebbe
rendere disponibile uno spazio dinamico di discussione e cooperazione
strutturabile a più livelli per argomenti, fasi progettuali, obiettivi
educativi, ecc. La piattaforma di comunicazione dovrebbe poter ospitare
approcci basati sulla produzione cooperativa di elaborati, il che richiede a
sua volta una stretta integrazione con la base di conoscenza che costituisce la
memoria relativamente stabile della comunità. Devono essere garantite diverse
modalità di comunicazione, che possono essere basate sia su testo asincrono (bulletinboard) sia sincrono (chat), su audio (audio - conferecing), video (desktop
conferencing, video conferenza), grafica computerizzata (MOO/MUD). Le possibilità di comunicare
devono consentire di connotare diversamente i vari sotto - ambienti di
discussione a seconda dei diversi obiettivi che in essi vengono perseguiti, per
potere diversificare sia gli aspetti funzionali e organizzativi, che di conseguenza
quelli di presentazione e interfaccia. Ci deve essere la possibilità di avere
un help desk che fornisca ai partecipanti supporto sia sui temi tecnologici che
sugli aspetti comunicativi. Ci sono poi alcune funzionalità non indispensabili
ma molto utili come la consapevolezza della presenza altrui su internet e
possibilità di Instan Messaging. Per
esempio, nello scrivere il messaggio il partecipante può indicare se si tratta
di una domanda, affermazione o info di servizio, oppure può rileggere ed evidenziare
le frasi salienti o ancora registrare e ritrasmettere e sessioni sincrone.
La
seconda tipologia di esigenza riguarda la produzione, in cui si includono le
modalità con cui un gruppo collaborativo, attraverso un insieme di strumenti,
arriva a creare un prodotto. Per perseguire questo fine occorrono degli spazi
di produzione cooperativa sincrona (lavagna condivisa), il controllo versioni e
sincronizzazione accessi, strumenti per la pianificazione e la gestione dei
progetti (calendari con attività), oltre che di supporto. È sicuramente
imprescindibile essere connessi a Internet e disporre di strumenti per la
gestione dell’attenzione, per avere notifiche in tempo reale.
La
terza tipologia, quella della memoria, esemplifica la necessità di mantenere un
sistema che possa gestire la memoria di gruppo, condividendo esperienze,
storie, procedure e strumenti. Questo repositorio, costituito dai
documenti prodotti dalle attività della comunità e integrato con materiali
esterni, deve essere in grado di riorganizzarsi per accogliere contributi
successivi: vanno quindi garantiti tutti quegli elementi utili a ciò.
Infine
serve una FAQ, se adeguatamente organizzata e aggiornata, può rivelarsi un
concentrato di competenze che aiutano il neofita e consente agli esperti di non
rispondere continuamente alle medesime domande.
Un’ulteriore
esigenza richiede che lo spazio di comunicazione e il repositorio siano in
stretta relazione, per permettere un facile rimando a un documento citato o
commentato, e integrati in modo soddisfacente.
I
ruoli e l’identita’
Il
sistema di ruoli, all’interno della comunità virtuale, vuole garantire
l’equilibrio e l’integrazione reciproca della dimensione informativa e di
quella partecipativa, sostenendo al contempo diversi livelli di expertise e
“prospettive” individuali e collettive.
Poiché
è altresì fondamentale in una comunità la valorizzazione delle identità dei
suoi membri e il loro senso di appartenenza, percepito nella definizione del
loro ruolo, è necessario disporre di un sistema di esplicitazione e
mantenimento dei profili dei partecipanti che offra servizi quali who’s who
(una scheda di presentazione di sé, corredata di fotografia, che descrive il
profilo professionale o scolastico e le caratteristiche personali). Questo
repertorio di profili dovrebbe essere integrato con l’ambiente di gestione
della comunicazione e della documentazione in modo che si possa risalire
immediatamente al profilo dell’autore di un messaggio o di un documento.
Un
altro servizio è costituito dal controllo dell’accesso dei partecipanti alle
aree di comunicazione, memoria e produzione e si lega ai diritti di accesso:
questi ultimi devono essere conferiti dall’amministratore a ciascun membro o a
sottogruppi e possono variare nel tempo rispetto all’evoluzione del ruolo di
ogni partecipante.
Il
sistema di gestione dell’identità può inoltre permettere che nel profilo dei
partecipanti possa essere segnato il grado di autorevolezza, che può essere
proporzionale al successo di ogni partecipante nel sostegno delle dinamiche
dell’apprendimento collaborativo.
Il
monitoraggio e la valutazione
Il
monitoraggio e la valutazione individuali e collettivi dei processi cooperativi
nella costruzione di nuova conoscenza sono elementi importanti per chi si
occupa di comunità virtuali.
Infatti,
i prodotti e le performance dei singoli hanno senso solo se sono situati nel
contesto delle pratiche di apprendimento e se la valutazione ha carattere
progressivo e analizza, in modo costante e continuo, il processo di
apprendimento. Rispetto alla responsabilizzazione e ai momenti riconosciuti
come essenziali per la costruzione del proprio apprendimento, si sottolinea
anche l’importanza della valutazione tra pari e dell’autovalutazione.
Secondo
quest’ottica, il sistema dovrebbe fornire sia agli amministratori che ai
partecipanti strumenti per determinare la partecipazione attiva rispetto agli
accessi al sistema, alla produzione, alla lettura e alla risposta dei messaggi,
ecc. In questo contesto esistono due prospettive: la prima ricostruisce le
attività di un partecipante, tenendolo fisso mentre la seconda mantiene l’attenzione
su di un processo, rilevando come i partecipanti abbiano interagito e cooperato
in esso sia quantitativamente che qualitativamente.
Altri
servizi che dovrebbero essere fruibili sono i meccanismi per la valutazione tra
pari e per la somministrazione di questionari e di raccolta e rilevazione
automatica delle risposte per ricavare il gradimento e la percezione che i
partecipanti hanno dell’evoluzione della comunità.
Un
ulteriore servizio è costituito infine dalla gestione dei diari di bordo, documenti condivisi, che permettono di registrare
gli indicatori percepiti come importanti dalla comunità.
Considerazioni
conclusive
Al termine di
quest’analisi delle esigenze e delle funzionalità connesse alle comunità
virtuali, possiamo trarre alcune conclusioni.
Da un punto di vista metodologico, rispetto
ad un paradigma di didattica trasmissiva, che privilegia l’interazione
studente-docente, dovrebbe essere preferito un modello costruttivista, dove il
fuoco sia posto prevalentemente sul rapporto collaborativo tra pari, e
l’apprendimento individuale non sia solo migliorato dalla partecipazione ad un
gruppo, ma sia il gruppo stesso ad imparare, poiché ogni membro del gruppo
offra opportunità di arricchimento a tutti i membri. Per quanto riguarda gli
strumenti relativi alla didattica, il computer non deve essere utilizzato
unicamente per la sola presentazione automatizzata di informazioni fattuali, ma
dovrebbe consentire la collaborazione e la costruzione della conoscenza, che
non potrebbero aver luogo senza mezzi di comunicazione in rete. Il computer
infatti, può, oltre che gestire la complessità delle discussioni molti-a-molti,
offrendo la possibilità di configurarle secondo prospettive multiple, superare
i limiti della memoria umana a breve termine attraverso il supporto fornito dal
testo scritto nella generazione e condivisione di documenti. Da un punto di
vista più operativo, un aspetto significativo è costituito dai requisiti di
flessibilità della piattaforma telematica, da cui ne deriva l’esigenza di disporre
di ambienti il più possibile flessibili e configurabili, che consentano
attività e modalità di interazione ed apprendimento basate su approcci
educativi differenziati. Sarebbe cioè utile poter pianificare le attività
secondo modelli precostituiti e tuttavia non “cablati” e immodificabili nel
sistema.
Concludendo, possiamo affermare che
il settore delle comunità virtuali per l’apprendimento richiede ancora molto
lavoro di ricerca in campo teorico, metodologico, pedagogico e tecnologico.